salgo alle montagne dove metto distanza dal
trabocchetto-botola
delle tue gocce, mare. vado su ghiaccio e neve,
sgretolo sotto i passi gli infiniti cristalli esagonali,
per naufragio mi tengo la valanga e il crepaccio,
per asfissia l’ossigeno che in alto si dirada.
alzo l’ultimo passo che depone in cima
dove non è più suolo, è aria. màim, shamàim, acque, cieli,
l’ebraico dei deserti dalla rima risale alla sostanza
comune: màim, shamàim.
siamo fatti di questo, d’acqua e aria, come le comete,
ma senza ciclo di riapparizione e questo è sufficiente
per sollievo e congedo.
erri de luca