la pratica delle arti costituisce la concretizzazione di questa vocazione all’universalità, di questa suprema missione di armonia che la saggezza cinese assegna al gentiluomo, il cui compito è di ritrovare l’unità delle cose, mettere in ordine il mondo, accordarsi al dinamismo della creazione. [...] si è naturalmente competenti in materia di poesia, pittura e calligrafia nella misura in cui si è gentiluomini, e non si saprebbe raggiungere questa competenza a meno di essere gentiluomo. per definizione, queste attività non possono essere praticate che da non professionisti: nel mestiere di vivere, non siamo forse tutti dilettanti?
simon leys