…per me la poesia è qualcosa di molto naturale e direi che a tutt’oggi la definizione più convincente della poesia, dell’arte in generale, rimane quella di aristotele, cioè una imitazione della natura. non una imitazione nel senso di fare dei quadretti ( che poi non imiterebbero nulla, sarebbe un qualcosa di raggelato, di inerte ) ma nel senso di ripetere in noi il procedimento della natura.
la poesia è qualcosa di organico, di vivo, qualcosa che ha un seme da cui spuntano delle radici, uno stelo, un fusto, delle foglie, un fiore e un frutto. proprio l’immagine dell’albero è per me quella che meglio rende l’idea di cos’è un poeta, o un artista in generale.
… io dissi semplicemente che per me i poeti erano come gli alberi. tutti affondavano la radice nella terra, la nostra madre comune. tutti avendo degli elementi diversi, perché erano stati voluti dalla natura con possibilità diverse sceglievano dalla stessa terra dei succhi diversi, quelli che più si confacevano a loro. perciò, accanto ad un giuggiolo o ad un nespolo si poteva trovare benissimo un rovo, tutti radicati nella stessa terra: ciascuno ne aveva scelto le sostanze che avevano contribuito a farlo giuggiolo, nespolo o rovo, l’importante era che desse dei buoni frutti, qualunque pianta fosse. era inutile mettersi a dire:<< la poesia dev’essere così, o dev’essere in quest’altro modo>>. sarebbe stato come dire << tutti gli alberi dovranno fare susine>>. i susini le faranno, ma i peri faranno le pere, i peschi faranno delle pesche e così via.
margherita guidacci