capri

capri 2010. copyright salvatore marrazzo

giorno dopo giorno scosceso mi stai davanti al cuore,
monte, rupe,
luogo selvaggio di varchi negati: dio, nel quale in solitudine
io salgo e cado ed erro…, giorno dopo giorno ricalpestando
in cerchio le mie orme di ieri.
talvolta crocevia mi afferra il vento, indicatore,
mi getta là dove inizia un sentiero,
o un tratturo mi assorbe nel silenzio.
ma la tua soverchiante volonta?
fonde insieme i sentieri come allume,
finchè, quasi vecchi solchi inconsistenti,
si perdono nel grigio dell’abisso…

lasciami, con gli occhi chiusi, lasciami,
come se gli occhi fossero inghiottiti, lasciami
aspettare sul tuo ciglio, le spalle ai colossi rivolgendo,
che la vertigine nella quale trascorro
i miei sensi rapiti
riponga al loro posto.
dunque tutto si muove dentro me? nulla c’è di fermo,
che insista sul diritto
del suo peso?
la mia parte più inquieta e la migliore…
e implacabile il gorgo con sè le porta
giù nel profondo…

volto mio volto:
di chi sei tu? sei volto
per quali cose?
come puoi essere volto per un Dentro così,
dove perennemente l’iniziare
col disciogliersi s’addensa?
ha un volto il bosco?
il monte di basalto non si innalza
lì senza volto
dal suo fondo?
non vi si specchia il cielo,
senza fonte, senza bocca, senza mento?

non ti avvicinano a volte gli animali
come se pregassero: prendi il mio volto?
per loro è un peso,
troppo dentro la vita trattengono col volto
il poco d’anima che hanno. e noi?
animali dell’anima, stravolti
da tutto dentro noi, a nulla preparati,
non ancora, noi anime
pascolanti,
non imploriamo di notte l’assenziente
per il non- volto
che appartiene alla nostra oscurità?

mia oscurità, mia oscurità, ecco, son quì con te,
e fuori tutto passa oltre;
e io vorrei che come a un animale mi crescesse
una voce, un grido unico
per tutto-. d’altronte a che mi giova il numero
delle parole – sopravvengono e fuggono -
quando un suono d’uccello, mille e più volte,
gridato e gridato di nuovo,
fa tanto vasto un minuscolo cuore e una sola cosa
con il cuore dell’aria, con il cuore del bosco
e così chiaro e così udibile per Lui…
che sempre, non appena albeggia,
ascende: rupe precipite.
e se sopra al mio cuore accatasto il cervelloe sopra ancora
il mio anelito e il mio essere soloo:
come resta piccolo tutto,
perchè Lui lo sovrasta.

improvvisazioni dall’inverno caprese. r.m.rilke

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